Dimitri

Combattente e studente

Sono nato a Londra, dove ho vissuto per un anno con i miei genitori. In seguito ci siamo trasferiti a New York, Hong Kong e poi di nuovo a Londra, dove vivo da 10-11 anni. Ho un fratello maggiore, che al contrario di me non è venuto in Svizzera per prestare servizio militare, e una sorella minore che ha appena iniziato gli studi. 

Ho iniziato i miei studi in Inghilterra, ma purtroppo non ho potuto continuare; poi è arrivato il COVID e per due anni non ho potuto fare granché. È allora che mi sono interessato all’esercito e sono entrato in contatto con il responsabile per i cittadini svizzeri all’estero che desiderano prestare servizio militare. 

Non voglio conformarmi agli stereotipi, ma a Londra, nel tempo libero, andavo al pub a bere con gli amici e a chiacchierare per tutta la serata. Mi piacciono molto i film, quindi spesso andavo con gli amici al cinema a vedere i film appena usciti. 

Il mio unico vero hobby preferito è la corsa su lunga distanza. Partecipo a corse di beneficenza di 10 km per la lotta contro il cancro. È un tema che mi sta a cuore.

img-20220926-wa0005.jpg

Ho deciso di entrare nell’esercito perché mi appassiona molto, ma credo che se mio padre non mi avesse parlato così tanto del suo servizio militare in Francia, probabilmente l’idea non mi sarebbe nemmeno passata per la testa. Mio padre era tenente in una compagnia di carri armati in Francia. Visto il mio interesse per l’esercito, ho chiesto informazioni sulla durata del servizio in Inghilterra, Francia e Svizzera, dato che possiedo tutte e tre le nazionalità. Il servizio in Inghilterra dura tre anni. Lo stesso vale per la Francia. In Svizzera, invece, la durata è di quattro mesi. Così ho pensato che, per farmi un’idea sull’esercito, quattro mesi fossero meglio di tre anni. 

Non ho seguito una giornata informativa. Mi sono documentato soprattutto su Internet, e ho capito che volevo diventare fante. Poi sono venuto in Svizzera per il reclutamento e quattro giorni dopo ho iniziato la scuola reclute.

img-20221023-wa0008.jpg

Quando ho detto ai miei amici che avrei fatto il militare in Svizzera, nessuno di loro ha avuto una reazione negativa. Al contrario, erano tutti più o meno favorevoli all’idea perché vedevano che io stesso ero appassionato e motivato a entrare nell’esercito. Erano comunque tristi per il fatto che non avremmo potuto vederci per quattro mesi. Eccezion fatta per Bruno e Francesca, che abitano già in Svizzera. 

Penso che la Svizzera vanti paesaggi molto belli, ma trovo che il tempo sia molto capriccioso, un giorno piove a catinelle, l’altro splende il sole. 

9dd68969-dc7f-428a-961c-339e310215af.jpg

Un aspetto che ho notato della Svizzera durante il mio periodo nell’esercito è che è un Paese molto regionalizzato. Sento spesso i miei camerati che si “prendono in giro” (bonariamente) a vicenda sulle rispettive origini cantonali. 

Durante i primi giorni della scuola reclute ho avuto difficoltà soprattutto con la lingua. La mia lingua principale è l’inglese e in famiglia parliamo anche il francese di Francia. Qui invece mi sono dovuto confrontare con la variante romanda del francese e con le sue espressioni, che mi erano sconosciute. Così mi trovavo a chiedere sempre spiegazioni, tenendo anche conto che non parlavo francese tutti i giorni da un po’ di tempo. A parte questo, ero mentalmente preparato al ritmo militare, a stare in silenzio, a stare sempre in posizione di riposo, ad annunciarmi presente e annunciarmi partente, anche se mi ci è voluto un po’ di tempo per farlo correttamente. 

img_7834.jpg

La mia prima impressione sui quadri e sul mondo dell’esercito? Direi tiepida. Non posso davvero lamentarmi, i punti negativi che ho riscontrato me li aspettavo già dal mondo militare. Con la maggior parte delle apparecchiature sembra di essere catapultati in un altro decennio, soprattutto utilizzando la radio. Spesso mi capitava di fare fatica ad aprire e chiudere le tasche dell’imbracatura. 

img_7769.jpg

Inoltre le borse da combattimento forniteci hanno cinghie molto sottili e risultano quindi meno comode. D’altra parte bisogna dire che c’è una cosa quasi ineccepibile nell’Esercito svizzero: l’arma principale. Il FaSS-90 è facile da smontare e rimontare, ha un rinculo molto ridotto ed è poco prono a inceppamenti. Il suo unico punto debole è la lunghezza, che lo rende piuttosto difficile da maneggiare durante i combattimenti in zone edificate. 

L’unico aspetto negativo dei quadri è legato ai contrordini dei nostri sergenti. Abbiamo, ad esempio, un sergente che ci dice cosa fare e pochi minuti dopo, quando se n’è andato, arriva un altro sergente e ci dice che quello che stiamo facendo non va bene. Sono anche dell’opinione che i nostri quadri ci sgridavano molto.

Ricordo molto bene il mio primo fine settimana di ferie, perché mi sono ammalato, quindi non mi sono mai alzato dal letto o uscito dalla caserma. Non avendo famiglia in Svizzera, vivo in caserma. Così trascorro i miei fine settimana nella zona circostante. Vado in centro, al lago, chiamo la mia famiglia e i miei amici, vado a trovare il mio amico svizzero-tedesco. 

Due cose mi hanno colpito in modo particolare. La prima è il lancio della granata. È stato molto interessante imparare e mettere in pratica le prescrizioni di sicurezza, ma soprattutto distruggere completamente un bersaglio. È stata un’esperienza davvero incredibile. 

img-20221023-wa0009.jpg
img_7948-1680769965.jpg

La seconda cosa, che mi ha reso molto orgoglioso, è stata quando abbiamo ricevuto il nostro secondo distintivo. Il primo distintivo ci viene dato quando arriviamo in caserma, il secondo invece bisogna meritarlo. Eravamo in bivacco, i sergenti erano posizionati in punti diversi e ci chiamavano. Dovevamo correre verso di loro, fare flessioni, plank e poi strisciare attraverso i tunnel. Ero esausto ma molto orgoglioso di essermi guadagnato il mio secondo distintivo e con questo anche il titolo di fante.

Un aspetto che mi ha deluso nell’esercito è stata purtroppo la mia specializzazione. La specializzazione APE (arma polivalente da spalla) è in realtà molto utile, ma poiché l’RGW (Recoiless Grenade Weapon) è molto costoso nonché monouso, non abbiamo potuto utilizzarlo. Per contro, utilizziamo tubi riduttori, che assomigliano all’RGW ma invece di sparare razzi, sparano munizioni traccianti. Quindi, sebbene avessimo dei sergenti molto bravi, abbiamo passato due settimane di manipolazione e simulazione per non avere grandi risultati. Fortunatamente, come APE abbiamo potuto dedicare due giorni per diventare utilizzatori di Fm (mitragliatrice). In quanto specialista di Fm, posso dirvi che abbiamo sparato senza sosta per due giorni. È stato fantastico!

Una cosa che mi è piaciuta molto è il motto della nostra sezione. Il nostro tenente è molto composto, ci incoraggia anche quando non facciamo le cose per bene. Penso che si comporti correttamente e che svolga bene il proprio compito. Mi è piaciuta molto la frase che ci ha detto: «acta non verba», che in latino significa «le azioni prima delle parole». Questo motto racchiude lo spirito del cameratismo. Cerchiamo sempre di aiutarci l’un l’altro: ad esempio, durante una corsa mattutina, alcuni compagni hanno dovuto fare colazione molto velocemente perché erano stati di guardia. Di conseguenza, alcuni di loro hanno avuto difficoltà a terminare la corsa: comprensibile quando si ha mangiato poco prima di fare sport. Così dicevamo loro parole di incoraggiamento e li spingevamo con le mani sulla schiena per aiutarli. Grazie a questo cameratismo, siamo riusciti a concludere la corsa. 

Da un lato, non vedo l’ora che il servizio finisca per poter tornare a casa e rivedere finalmente la mia famiglia e festeggiare con i miei amici. Dall'altro, sarò anche un po’ deluso perché mi piace molto sparare e in Inghilterra è vietato possedere armi, quindi non credo che continuerò a sparare o comunque non molto. Penso che porterò con me molte lezioni da questa esperienza. Per esempio, saper rifare il letto come si deve, svegliarmi presto, essere più sportivo e disciplinato. Se vivessi in Svizzera, mi sarebbe piaciuto avanzare di grado e diventare sergente.

Cyril

Aiutante e studente