Jarina

Soldato di telematica

In passato avevo preso lezioni di canto e ballo. Inoltre suonavo il pianoforte, praticavo l’atletica leggera e impartivo lezioni di recupero scolastico. Mi piace andare al cinema oppure andare a bere qualcosa con gli amici. 

Di preferenza trascorro il mio tempo libero assieme al nostro cane «Boots».

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Dopo la scuola dell’obbligo ho intrapreso un tirocinio come impiegata di commercio e ho continuato a lavorare nella medesima azienda fino alla scuola reclute.

Il Cantone di Soletta mi ha mandato un invito per la giornata informativa. Dato che tutti i miei colleghi prestano servizio militare ero interessata già prima del reclutamento. Però la spinta definitiva/decisiva me l’ha data mia sorella che si è annunciata volontariamente per il servizio militare.

Lei è soldato delle trasmissioni presso le truppe di salvataggio e mi ha raccontato numerose esperienze positive. Così ho deciso che quella sarebbe stata un’esperienza preziosa da fare anche per me. 

Dopo la giornata informativa mi sono annunciata per il reclutamento ad Aarau. E il secondo giorno ho firmato. Tutti i racconti positivi dei miei colleghi e di mia sorella mi hanno convinto e dopo il tirocinio di impiegata di commercio volevo cogliere una nuova sfida. Le marce, il tiro con il fucile, il fatto di spingersi fino ai propri limiti e di raggiungere degli obiettivi insieme come team sono esperienze che mi intrigavano.

In verità ero stata reclutata come soldato delle trasmissioni presso la polizia militare, ma nel corso della SR sono stata trasferita nei soldati di telematica per motivi organizzativi e logistici.

Sulle prime ero un po’ delusa perché avevo firmato per la funzione di soldato delle trasmissioni e non sapevo ancora esattamente che/quali compiti avrei avuto come soldato di telematica. Oggi non rimpiango assolutamente la mia decisione e sono pienamente soddisfatta nella mia funzione.

All’inizio avevo qualche dubbio di non farcela fisicamente, ma questi dubbi si sono presto dissipati.

A causa della pandemia di coronavirus ho trascorso le prime due settimane di SR in distance learning. Ho svolto il mio tirocinio professionale presso una scuola universitaria professionale e queste lezioni militari mi hanno ricordato molto l’insegnamento a distanza che avevo vissuto in quella sede. In quel periodo il mio cane mi accompagnava durante le marce che favevo per abituarmi ai miei stivali da combattimento.

Il numero di informazioni da acquisire durante l’insegnamento a distanza era veramente molto elevato, soprattutto a causa dei numerosi regolamenti che abbiamo dovuto leggere. Comunque i quiz, i test e i video sono stati molto utili e non ho avuto difficoltà ad abituarmi alla quotidianità militare quando sono entrata in servizio fisicamente/di persona. Alloggiavo in una camera doppia assieme a una camerata.

I miei camerati mi hanno chiesto sovente perché come donna avevo deciso di prestare servizio volontario. Ma io non vedo nessun motivo perché non dovrei farlo nella mia condizione di donna. Sono convinta che, come cittadina svizzera, anch’io possa apportare il mio contributo alla sicurezza del Paese e che questa esperienza mi gioverà.

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Nel mio primo fine settimana libero, nella quarta settimana di SR, abbiamo potuto rompere i ranghi il venerdì sera. Io ho trascorso il tempo con la mia famiglia, ho preparato una torta, ho cucinato qualcosa di buono e mi sono anche guardata un film su Netflix. Ma ben presto ho dovuto rientrare nella caserma di Auenfeld.

Durante i primi giorni di SR il tempo è stato inclemente: faceva molto freddo, soffiava un forte vento e pioveva, e noi indossavamo ancora i nostri abiti civili. Il fatto di trovarci insieme in questa nuova situazione, le maniere militari e l’incertezza che percepivamo hanno rinsaldato rapidamente i rapporti tra noi reclute. I quadri erano molto disponibili e potevamo rivolgerci a loro per qualsiasi cosa.

Un’esperienza che mi rimarrà impressa nella memoria è stata la prima volta che abbiamo avuto libera uscita. Il nostro superiore ha fissato un limite di tempo assai stretto che abbiamo dovuto rispettare prima che ci lasciassero andare in libera uscita. Naturalmente l’abbiamo mancato a più riprese finché abbiamo capito che soltanto collaborando in team ci saremmo riusciti.

Infatti, durante i primi tentativi c’era sempre qualcuno che arrivava in anticipo sul piazzale d’appello e altri che erano in ritardo. Quando finalmente ci siamo riusciti, abbiamo apprezzato ancora di più la libera uscita.

In riferimento al settore specialistico è stato fantastico constatare che con il progredire del periodo d’istruzione sono riuscita a colmare le lacune rispetto ai miei camerati, di cui la maggior parte vantava già conoscenze pregresse nel campo dell’informatica.

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Il compito principale della nostra sezione è costruire un villaggio di container in cui il personale addetto alla condotta possa lavorare temporaneamente durante un cambiamento di ubicazione. La prima volta che ne abbiamo sistemato uno insieme è stato fantastico vedere il risultato. 

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Un’esperienza che mi ha segnato è stata la marcia di 25 km, che in definitiva è sfociata in/è diventata una marcia di 30 km. 

Circa a metà percorso abbiamo dovuto allestire il GP2. Si tratta del secondo livello di equipaggiamento di protezione contro gli aggressivi nucleari, biologici o chimici. Abbiamo proseguito la marcia così per una decina di chilometri, dopodiché siamo passati al GP4. 

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Ai pantaloni, alla giacca e agli stivali di protezione si è dunque aggiunta anche la maschera di protezione e abbiamo dovuto alzare il cappuccio e indossare i guanti. Nel frattempo aveva iniziato a piovere e mentre percorrevamo gli ultimi 5 km al buio per rientrare in caserma pioveva a dirotto.

Una volta giunti nella caserma di Auenfeld bagnati fradici e completamente esausti, abbiamo potuto toglierci la maschera di protezione. Eravamo tutti molto orgogliosi di essere riusciti ad arrivare fino in fondo tutti insieme. È stata una sensazione fantastica.

Sono fiera di essere riuscita a terminare la scuola reclute e a tener duro. È stata la decisione giusta firmare per il servizio militare. Il cameratismo ha lasciato la sua impronta in me e abbiamo imparato a collaborare assieme come team e a raggiungere collettivamente gli obiettivi.

Ho deciso di assolvere la scuola per sottufficiali e mi rallegro molto di affrontare questa nuova sfida.

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Mi sento di consigliare a tutte coloro che sono indecise e nutrono dei dubbi di osare, di fare questo passo e di cogliere la sfida della scuola reclute.

Andrin

Combattente e carpentiere